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I comportamenti problematici nei bambini

Gloria Vellotti
Gloria Vellotti
19 Luglio 2022 6 Mins Read
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I comportamenti definiti “problematici” nei bambini, sono quei tipi di comportamenti che si ripetono  ciclicamente, sono disadattivi per il bambino e di difficile gestione per il genitore.  

Quando un comportamento viene definito “disadattivo”?

Nella pratica psicologica si parla di comportamento “disadattivo” quando, quel tipo di comportamento, influenza in modo negativo e impedisce la crescita e l’evoluzione nelle 3 sfere principali che compongono la nostra vita, ossia quella lavorativa (che nei bambini sarà quella scolastica), sociale e biologica.  

Facciamo alcuni esempi di comportamenti disadattivi nelle 3 sfere: 

  • Scolastica
    • A. il bambino non vuole andare a scuola;
    • B. il bambino non vuole stare in classe;
    • C. il bambino disturba la lezione;
    • D. il bambino non accetta le istruzioni o le regole;
  • Sociale
    • A. il bambino non gioca con gli altri bambini;
    • B. il bambino non accetta di stare con altre persone che non siano le figure di  riferimento;
    • C. il bambino ha un comportamento oppositivo;
    • D. il bambino sembra non riuscire a mettersi nei panni delle altre persone o a capire punti  di vista diversi;
    • E. il bambino non accetta i “no”;
    • F. il bambino è aggressivo verso i pari e\o verso gli adulti;
    • G. il bambino urla e piange se non ottiene quello che vuole;
    • H. il bambino urla e piange se deve aspettare prima di poter fare una cosa ;
  • Biologica
    • A. il bambino non mangia;
    • B. il bambino è molto selettivo a livello alimentare;
    • C. il bambino non riesce ad andare in bagno da solo.

Nella maggior parte dei casi la conseguenza a questi comportamenti è la punizione.  Prima di addentrarci nel sistema delle punizioni, è necessario specificare la differenza tra PUNIZIONE E  RINFORZO e, in seguito, scopriremo insieme se la punizione è davvero sempre l’unica soluzione e la migliore  per far estinguere un comportamento disadattivo. 

Punizione e rinforzio

Viene definita “punizione”, tutto quel sistema di conseguenze messe in atto, in seguito ad un  comportamento, al fine di DIMINUIRE la probabilità e la frequenza di comparsa di quel determinato  comportamento. 

Una punizione può essere “positiva” o “negativa”.  

Si parla di “punizione positiva” quando, in seguito al comportamento che si vuole abolire, si aggiunge all’ambiente del bambino uno stimolo per lui avversivo (es. il bambino non vuole mettere a posto i giochi, gli  si da l’istruzione di mettere a posto sia i suoi giochi che quelli della sua sorellina; oppure il bambino lancia  oggetti dal balcone, gli si fa raccogliere tutti i giochi da terra dopo averli rovesciati).

Si parla, invece, di “punizione negativa” quando, in seguito al comportamento che si vuole abolire, si toglie dall’ambiente uno stimolo gradito al bambino (ed es. il bambino non vuole fare i compiti e quindi non esce in  giardino; il bambino non vuole mangiare, allora niente TV).  

Viene definito “rinforzo” il sistema di conseguenze, generato dall’adulto, in seguito ad un comportamento  adattivo e corretto con il fine di AUMENTARE la probabilità e la frequenza di comparsa di quel determinato  comportamento target. 

Anche in questo caso si parla di rinforzo “positivo” o “negativo”. 

Il “rinforzo positivo” è l’aggiunta all’ambiente, in seguito al comportamento che si vuole premiare, di uno  stimolo gradito al bambino (es. concedere al bambino di guardare il suo cartone preferito dopo aver finito  tutti i compiti senza fare i capricci; avere un pezzetto di cioccolata se gioca in maniera adeguata con gli altri  bambini; avere la possibilità di fare 2 minuti in più di pausa a scuola se per tutta la lezione non ha disturbato;  ottenere l’ovetto Kinder se lo chiede con calma e nel modo corretto invece che piangendo o buttandosi per terra). 

Il “rinforzo negativo” invece consiste nel togliere dall’ambiente uno stimolo sgradito al bambino, in seguito  ad un comportamento adeguato o che si vuole sviluppare (es. il bambino ha fame, chiede adeguatamente di  voler mangiare, la mamma gli da da mangiare. La rimozione della fame è considerata un rinforzo negativo). 

Da specificare che i vari stimoli tolti o aggiunti all’ambiente fungono da rinforzo o punizione solo se emessi SUBITO dopo il comportamento. Deve essere sempre presente la contiguità temporale. 

Anche se di solito si pensa che la punizione sia l’unico modo per far capire ad un bambino che il  comportamento è sbagliato, in realtà si raccomanda di utilizzare il rinforzo invece che la punizione. È più  conveniente, infatti, mostrare al bambino quale sia il comportamento corretto e quindi rinforzarlo, invece  che punirlo per un comportamento non adeguato senza mostrare l’alternativa corretta al comportamento  disfunzionale. 

La punizione dovrebbe essere utilizzata SOLO nei seguenti casi: 

  • in presenza di comportamenti pericolosi per il bambino;
  • non funzioni nessun altro tipo di strategia;
  • sia necessaria al fine di insegnare comportamenti alternativi.

Questo perché la punizione potrebbe generare risposte aggressive, di fuga o di evitamento, inoltre, chi  esercita una punizione potrebbe diventare un modello da emulare e si limita a dire cosa non fare ma non  dice cosa fare in alternativa.  

Finora abbiamo parlato di cosa fare nel caso di un comportamento negativo, ma altrettanto importante, se  non di più, è capire il perché un comportamento venga perpetrato e cosa mantiene la sua presenza nel tempo.  

La funzione del comportamento

Quando si parla di “funzione del comportamento” si fa riferimento al “perché” un bambino ha un  determinato comportamento. È importante capire il motivo, perché, la maggior parte delle volte, capita che, involontariamente, l’adulto rinforzi il comportamento fornendo al bambino quello che vuole (motivo del comportamento). 

Per semplificare, le funzioni del comportamento possono essere raggruppati in alcune sottocategorie:

  • Evitamento: un comportamento viene messo in atto al fine di evitare un compito ritenuto troppo  difficile o noioso;
  • Accesso al tangibile: volontà di accedere a giochi, televisione, cibo, attività;
  • Attenzione: ricerca dell’attenzione da parte dell’adulto;
  • Sensoriale: fornisce un’esperienza che da una sensazione piacevole al bambino (in questo caso il  rinforzo del comportamento è AUTOMATICO).

Cosa vuol dire che “involontariamente l’adulto rinforza il comportamento fornendo al bambino quello che  vuole”? 

Facciamo alcuni esempi per capire al meglio come possa avvenire il rinforzo involontario, caso per caso: 

Evitamento

antecedentecomportamentoconseguenza
Il bambino deve fare i compiti ma non vuole Il bambino piange e dice di stare  maleLa mamma prima gli dice di fare i  compiti poi, per farlo smettere di  piangere, lo abbraccia e lo coccola

In questo caso la funzione del comportamento è quella di evitare di fare i compiti, la mamma per farlo  smettere lo abbraccia e gli fa le coccole. Nel momento in cui la mamma lo abbraccia il bambino non fa i  compiti, quindi, ottiene ciò che vuole, ossia evitare di fare i compiti.  

Il comportamento, in questo modo, viene rinforzato e quindi aumenterà la frequenza con cui il bambino  presenterà questo comportamento per evitare di fare i compiti. 

Accesso al tangibile

antecedentecomportamentoconseguenza
Papà e bambino sono al
supermercato. Il bambino chiede al papà di comprargli un gioco ma il papà dice “NO” 
Il bambino inizia a urlare e  
buttarsi per terra
Il papà compra il gioco al  
bambino per farlo smettere e  non attirare gli sguardi giudicanti  delle persone al supermercato

Anche in questo caso il comportamento viene rinforzato perché il bambino ottiene quello che vuole (il  gioco). Rinforzando il comportamento l’intensità e la frequenza con cui urlerà e si butterà a terra al prossimo “no” sarà sempre maggiore perché il bambino associa che, così facendo, ottiene ciò che vuole.

Ricerca di attenzione

antecedentecomportamentoconseguenza
La zia è al telefono e smette  momentaneamente di giocare con il nipotino Il bambino inizia a sbattere delle  bacchette sul tavolo guardando la zia
La zia lo sgrida

In questo caso la funzione del comportamento è la ricerca di attenzione, nel momento in cui la zia sgrida il  nipote dà attenzioni al piccolo che quindi ottiene quello che vuole. Anche in questo modo il comportamento  viene rinforzato, aumentando la probabilità che il comportamento venga elicitato anche in seguito. 

Un discorso a parte va fatto per la funzione sensoriale. Il rinforzo in questo caso è sempre automatico. Ad  esempio, un bambino che sfarfalla con le mani prova una sensazione piacevole che automaticamente rinforza il comportamento stesso. 

In definitiva, Analizzare la funzione del comportamento può essere utile per cercare di capire il significato del comportamento, capire che scopo ha e come intervenire sia a livello di antecedenti che di conseguenze per  evitate che il comportamento venga mantenuto. Un’analisi funzionale sistematica è fondamentale per creare  un intervento ad hoc, al fine di far estinguere quel comportamento e, in alcuni casi, fornire l’alternativa di un  comportamento adattivo e più funzionale, senza ovviamente, trascurare i significati del comportamento emesso e a che bisogni corrisponde.

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